Non è possibile dimagrire, se prima non abbiamo risvegliato un interesse che magari avevamo sopito per anni.
Per ritrovare il proprio peso occorre il piacere, quello che nasce dalla passione per la vita, per tutte le manifestazioni dell’esistenza, amori e affetti, lavoro e tempo libero e talenti e creatività.
Il problema del peso riguarda tutti noi e mette in discussione il nostro futuro di salute, benessere e autostima. L’Organizzazione mondiale della sanità già da alcuni anni ha coniato un nuovo termine: globesity, ossia obesità globale per definire il fenomeno che porta a contare, su tutta la terra, oltre un miliardo di persone in forte sovrappeso. Dunque una persona su sei. Il dato più preoccupante è quello sui bambini. Per chi si occupa di medicina psicosomatica è sempre stato evidente che la fame nasce nella mente.
La neurofisiologia ci è arrivata quando ha scoperto nel cervello il nucleus accumbens, una sorta di centralina preposta a mantenere costante il livello di dopamina, cioè il mediatore che crea la sensazione di benessere. Il nucleus accumbens non ammette deroghe, la dose di dopamina di cui necessita non è modificabile, non può ridursi o mancare, se non arriva per un verso, se la procura per un altro.
Così, quando la vita si svuota di piaceri, la bocca si riempie per compensare. E quando l’amarezza, la paura o la solitudine diventano insopportabili, trasformiamo il cibo in una stampella. Invece di rimettere in discussione rapporti sbagliati, di risolvere frustrazioni e di prendere consapevolezza delle dinamiche che ci fanno soffrire, cominciamo a mangiare in quantità sproporzionata rispetto alle necessità del nostro corpo. Tanto è vero che se invece siamo soddisfatti, coinvolti, eccitati e felici, capita perfino che ci dimentichiamo di mangiare. Infatti, non mangiamo non perché siamo a dieta, ma perché siamo presi da una passione, da un desiderio o da una vitalità.
Non è possibile dimagrire, se prima non abbiamo risvegliato un interesse che magari avevamo sopito per anni. Per ritrovare il proprio peso occorre il piacere, quello che nasce dalla passione per la vita, per tutte le manifestazioni dell’esistenza, amori e affetti, lavoro e tempo libero e talenti e creatività.
Uno squilibrio alimentare rimanda quasi sempre a un rapporto sofferto con le emozioni, a un’energia vitale che rimane bloccata. Serve dunque contare le calorie? Certo che si. E’ importante sapere che un tipo di piatto ne fornisce più di un altro: l’educazione alimentare è utile. Ma per dimagrire, l’anima ha bisogno soprattutto di desiderare. Chi si innamora, chi risveglia passioni, chi è preso dalle cose che fa, non ingrassa. Perché il cervello è soddisfatto e non compensa più le frustrazioni con il cibo.
Pertanto una dieta non basta, non cambia le cose. Anzi, aggiunge sofferenza a sofferenza. Solo se cambiamo la mentalità, il modo di stare con noi stessi e con gli altri, possiamo dimagrire davvero. Ebbene, occorre ritrovare la gioia di vivere e dedicare attenzione a se stessi. Non altrimenti.
Bibliografia
Raffaele Morelli. Dimagrire senza dieta. Il metodo psicosomatico. Mondadori Libri S.p.A. Milano. 2015.
Articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia.