Se non può adempiere alle sue funzioni di dare, amare, creare, muore. E non solo.

Allevando i nostri figli in un mondo povero di sentimenti, rischiamo di produrre nuove generazioni di uomini e donne carenti anche dal punto di vista intellettuale. Il cuore è l’organo essenziale per la vita. Agisce come una pompa che, nel suo incessante movimento di contrazione (sistole) e di rilasciamento (diastole), determina il ritmo della vita. Tutte le culture tradizionali attribuiscono al cuore il significato di centro simbolico dell’affettività. I saggi dell’antico Egitto, per esempio, concepivano il cuore come un organo inseparabile dall’emozione e, in questo senso, punto di fusione tra psichico e organico: il corporeo può essere penetrato dallo psichico e il mezzo più diretto per ottenere tale compenetrazione è l’emozione.

Questa facoltà intellettiva, che i saggi faraonici chiamavano “intelligenza del cuore”, sembra avvicinarsi molto a ciò che noi oggi definiamo “intelligenza intuitiva”. Stanley I. Greenspan, che è stato docente di psichiatria e scienze comportamentali alla George Washington University Medical School, forte della sua vastissima esperienza, afferma che alla base dello sviluppo dell’intelligenza ci sono proprio quelle interazioni emotive che il neonato prima e poi il ragazzo e l’adulto vivono con le persone che li circondano. Allevando i nostri figli in un mondo povero di sentimenti, avverte Greenspan, rischiamo di produrre quindi nuove generazioni di uomini e donne carenti anche dal punto di vista intellettuale. L’attenzione alla propria esperienza emotiva, dunque, non è un esercizio puramente umanitario o estetico, ma è cruciale per la sopravvivenza umana. In tutte le tradizioni il cuore è considerato anche il piccolo “sole” di ogni creatura vivente.

Come la vita dell’universo ha il suo centro nel sole, la vita umana ruota attorno al cuore. Il cuore ha bisogno di esprimersi in una costante creatività e, se non può adempiere alle sue funzioni di dare, amare, creare, muore come accadrebbe a un sole privato della possibilità di raggiare. Non a caso le patologie cardiovascolari sono balzate in questi anni ai primi posti tra le malattie del mondo occidentale. La nostra è una cultura che dà troppo poco spazio ai sentimenti e in cui il mito del successo richiede a tutti freddezza decisionale e distacco emotivo. E quando il mondo affettivo comincia ad infrangersi, le emozioni si affievoliscono e il cuore comincia a morire. Per la medicina convenzionale, le cause delle disfunzioni cardiache sono prevalentemente meccaniche.

E per la medicina psicosomatica? Alla luce di quanto detto, si tratta in sostanza di un disequilibrio esistenziale. Da un lato, per tenere tutto sotto controllo, mortifichiamo la sfera affettiva con un forte distacco emotivo, dall’altro, al contrario, lasciamo i nostri istinti fin troppo liberi di sviluppare un attaccamento alle persone, al denaro e al successo. In entrambi i casi un eccesso, senza scegliere una via dell’equilibrio. Tra i disturbi cardiaci più preoccupanti, a volte mortali, troviamo sicuramente l’angina pectoris e l’infarto. La prima è come una pugnalata, un dolore acuto e violento. Gli attacchi segnalano un disagio che è strettamente legato al modo di essere dell’anginoso: il suo atteggiamento nell’ambito della sfera emotiva è ambivalente, passa cioè dalla totale partecipazione all’assoluto distacco. Una separazione rigida, in cui le emozioni in alcuni momenti fluiscono liberamente all’interno del cuore, in altri il passaggio sembra impedito da una morsa che viene mimata dallo spasmo doloroso. Se la riduzione del flusso sanguigno è totale, si ha invece l’infarto. Il nostro centro vitale e affettivo, non più irrorato dal sangue delle emozioni, si inaridisce e muore.

Dal punto di vista psicosomatico, quindi, l’infarto rappresenta l’espressione somatica di un conflitto in cui emozioni e istinti rischiano di essere schiacciati dai freni inibitori. Ogni coinvolgimento pulsionale viene bloccato e raggelato ed ecco allora che quando la ragione scavalca l’affettività, l’infarto rischia di colpirci. 

BIBLIOGRAFIA
Stanley I. Greenspan. L’intelligenza del cuore. Le emozioni e lo sviluppo della mente. Oscar Mondadori. 2000.

Articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia