E’ nel mito di Pan, il dio greco da cui deriva il nome di panico, che ritroviamo tutta la valenza simbolica di questo disagio. Il dio-capro come paura della propria istintualità animale.
Si abbatte su chi ha cercato di intrappolare le proprie emozioni e passioni dentro una gabbia di doveri e di routine e su chi ha negato a impulsi e desideri il diritto di manifestarsi.
L’attacco di panico è una crisi d’ansia estremamente acuta e incontrollabile. E’ la comparsa improvvisa ed inaspettata di una sensazione di terrore e di angoscia, accompagnata da sintomi somatici (dolore al torace, palpitazioni, tachicardia, senso di svenimento e di soffocamento…) e psichici (senso di irrealtà, paura di perdere il controllo, di impazzire e di morire…). L’attacco di panico inizia senza preavviso e, per sua caratteristica, insorge durante lo svolgimento di attività abbastanza tranquille.
La massima intensità dei sintomi si raggiunge di solito in 10 minuti e la crisi si estingue in circa mezz’ora, lasciando la persona in un profondo stato di prostrazione. Inoltre, la maggior parte delle persone sviluppa man mano un’ansia di tipo anticipatorio e assume condotte di evitamento relativamente alle situazioni che sono associate agli attacchi di panico. Ecco allora che si bandiscono, per esempio, ristoranti, negozi e luoghi pubblici affollati. Si assiste, così, ad un progressivo ritiro dalla vita pubblica con un conseguente confinamento entro le mura domestiche e con un deciso taglio alla vita di relazione.
Nella mitologia Pan rappresenta il dio della natura e del mondo istintuale. Viene descritto con aspetto terrificante, un volto selvaggio con barba e corna, un corpo ricoperto da irsuto pelo nero e zampe di caprone. La madre, nel vederlo alla nascita, fugge atterrita e il padre lo porta sull’Olimpo per far divertire gli dei. Il suo carattere è impetuoso, ma non malvagio. E’ un dio molto pigro e talmente amante della siesta pomeridiana che si vendica di chi osa disturbarlo lanciando grida così terrificanti da far rizzare i capelli. Un altro lato caratteristico di Pan è il suo aspetto fallico: si racconta infatti di molte ninfe da lui rincorse e violentate.
Nell’antica Grecia rappresenta, infatti, l’esaltazione della virilità e l’impulsività degli istinti. Secondo James Hillman, noto psicoanalista junghiano, il panico può essere ricondotto a questo dio-capro come paura della propria istintualità animale. Quando noi tendiamo ad allontanare dalla nostra vita l’istintualità, il dio Pan, ingabbiato, si ribella e tenta di uscire dalla gabbia che gli abbiamo creato intorno irrompendo in modo violento e drammatico nella nostra quotidianità. E’ così l’energia e la vitalità istintuale represse dal dio si manifestano attraverso la psicopatologia.
Pan dunque irrompe mettendo tutto a soqquadro. Si abbatte come un fulmine su chi si è costruito una falsa identità, cioè un’immagine fissa che, senza esserne consapevole, ha deciso di incarnare e nella quale con ostinazione si è identificato. E si abbatte su chi ha cercato di intrappolare le proprie emozioni e passioni dentro una gabbia di doveri e di routine e su chi ha negato a impulsi e desideri il diritto di manifestarsi. L’attacco di panico rappresenta, quindi, una protesta contro quell’equilibrio che forzatamente è stato creato, ma che non corrisponde alla vera essenza. Il cuore che batte all’impazzata, la testa che gira, il respiro quasi bloccato sembrano rappresentare un simbolico invito a “morire” per poi “rinascere”, finalmente liberi e disposti a riconoscere e a vivere le proprie emozioni. E’ dunque un invito ad ascoltare ciò che c’è dentro di noi.
Bibliografia
Riza Scienze, Settembre 2003. Come vincere ansia e panico. Edizioni Riza.
Articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia