Spesso soffriamo per la solitudine a cui siamo poco abituati ma solo facendo spazio al vuoto nella nostra vita si crea la possibilità che qualcosa di nuovo si presenti.
Quasi tutti ci troviamo a vivere periodi di solitudine non voluta che in genere iniziano con una perdita, un lutto, un abbandono o lo struggente desiderio di qualcuno. Eccezionalmente, con una pandemia. Molti, in questo momento, sono infatti obbligati a stare a casa da soli.
Un giorno, il marito della scrittrice Ardis Whitman abbracciò in fretta la moglie, si precipitò fuori di casa, fu colpito da un attacco di cuore e non tornò mai più. Anni dopo lei scrisse alcuni lati inaspettatamente gratificanti della solitudine: <Come il primo debole sole dopo la pioggia, c’è un tenue eppur crescente calore che è connaturato nella solitudine, inattesa quanto lo è il dolore. Il calore viene dal ricordo…e anche da un senso crescente della nostra identità personale. Quando viviamo circondati dagli altri, parte della passione e dell’intuito che ci sono naturali filtra via nella dispersione delle piccole conversazioni. Nei momenti più difficili si crederebbe che quanto stia accadendo sia la fatica umana definitiva: forgiare l’anima. La potenza della vita viene da dentro; va in quella direzione. Pregate, meditate. Raggiungete quei luoghi di luce che sono dentro di voi>.
Ecco che il più grande farmaco che guarisce è il Vuoto. Nonostante per il senso comune la parola vuoto evochi qualcosa di negativo (viviamo in un’epoca in cui non siamo mai da soli, siamo sempre connessi e il silenzio ci fa paura), la psicologia, soprattutto quella ad orientamento junghiano, sa bene quanto benessere possa derivare dalla ricerca del vuoto. E’ nel vuoto che i disagi e l’anima trovano ristoro e forze. Il vuoto mentale è difatti salutare: preoccupazioni, dolori, paure, ossessioni e ragionamenti inutili fluiscono via, fuori da noi. Le parole aumentano il disagio, il vuoto guarisce.
Tale senso di vuoto rende inoltre la psiche pronta ad accogliere le novità in modo costruttivo. Solo facendo spazio al vuoto nella nostra vita si crea la possibilità che qualcosa di nuovo si presenti. Del resto, anche i Taoisti lo dicevano: il Vuoto è un’energia fondamentale per darci equilibrio, stabilità e tranquillità. Vuoto, Silenzio e Nulla sono stati d’animo con cui guardare dentro se stessi.
Occorre, perciò, avere spazio dentro di sé, fare vuoto, per far emergere se stessi. E’ bene, dunque, vedere la solitudine come una necessità dell’anima, un’occasione e non qualcosa da cui fuggire.
<Da tale vuoto assoluto…sboccia meravigliosamente l’azione>.
BIBLIOGRAFIA
Jean S. Bolen. Le dee dentro la donna. Astrolabio Ubaldini Edizioni. 1991.
E. Herrigel. Lo Zen e il tiro con l’arco. Adelphi. 1987.
https://www.riza.it/psicologia/l-aiuto-pratico/7143/il-primo-ricostituente-della-mente-il-vuoto.html
Articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia