La paura si supera guardandola. Forse non c’è la possibilità di scoprire un tesoro dentro se stessi come quando abbiamo paura. Perché è proprio grazie alla paura che possiamo entrare in contatto con le nostre parti sconosciute.

“Non bisogna mai cedere alla paura, ma bisogna ammettere a se stessi di avere paura”. C. G. Jung.

La paura può essere alimentata da molte fonti diverse, e, in più, ogni giorno compaiono nuovi motivi per essere spaventati. Viene considerata la più primitiva e fondamentale delle emozioni umane: ci immaginiamo i nostri antenati che si rifugiano in una caverna mentre il cielo tuona sopra di loro, oppure li immaginiamo paralizzati, il cuore che batte forte, mentre accanto a loro passa una bestia feroce.

Fu Charles Darwin, celebre naturalista ed esploratore britannico, che per primo mise in evidenza le radici primitive della paura: «Possiamo credere», scriveva, che «fin da un tempo remotissimo la paura sia stata espressa dall’uomo in una maniera quasi identica a quella di oggi». La maggior parte degli animali condivide con noi le reazioni involontarie a una minaccia. Queste reazioni si svilupparono  con l’evoluzione per permettere alla nostra specie di sopravvivere. Così, gli occhi si spalancano e l’udito si acuisce, il cuore batte in fretta, respiriamo affannosamente o, all’opposto, tratteniamo l’aria nei polmoni. Cerchiamo di nasconderci, o di fuggire. O magari, grazie a un picco di adrenalina, ci mettiamo a lottare. Sono reazioni istintive. Davanti a una minaccia, il nostro corpo prende infatti il controllo e va avanti come se ci fosse il pilota automatico. Forse uno dei tratti più singolari della paura è la profonda diffidenza che proviamo verso di essa.  «La paura è la cosa di cui ho più paura», aveva scritto il filosofo e scrittore M. de Montaigne.

La paura può essere il nostro più grande alleato e salvarci da pericoli mortali, eppure ne parliamo come di una nemica, che arriva come un ladro, fa deragliare il pensiero razionale, infiamma le ansie latenti ed impedisce le azioni risolute. A volte, la paura può anche uccidere.

Viviamo in una società che è sempre più intollerante alla paura. Basta notare che i nostri spazi pubblici sono pieni di telecamere di sorveglianza, e sui mezzi di trasporto passano continui avvisi a prestare attenzione a questo e a quello. Ma queste insistite esortazioni a ridurre i rischi possono aumentare il nostro nervosismo. E così facendo ci viene continuamente ricordato quali sono i nostri punti vulnerabili.

A peggiorare la situazione arrivano poi «gli imprenditori della paura», ossia quelle aziende o gruppi di pressione che rinfocolano le minacce con titoloni di giornale e pubblicità aggressive. E così riescono a fare quello che tutte le pubblicità dovrebbero fare: creare un’ansia che sembrerebbe alleviarsi solo con l’acquisto.

Ma la paura si supera guardandola. Forse non c’è la possibilità di scoprire un tesoro dentro se stessi come quando abbiamo paura. Perché è proprio grazie alla paura che possiamo entrare in contatto con le nostre parti sconosciute. 

BIBLIOGRAFIA
Tiffany Watt Smith. Atlante delle emozioni umane. UTET 2017.

Articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia