“La malattia non è mai, in nessun caso, un qualcosa di fortuito che agisce in maniera anonima; la malattia è una delle possibilità di reazione che si presentano all’individuo allorchè si trova in quella che gli appare una situazione senza via d’uscita” (A. Mitscherlich.)

E la guarigione non rappresenta un ritorno a uno stato precedente di normalità, perché attraverso la malattia si cambia e dopo la guarigione il prima non esiste più. Anzi, guarire significa darsi nuove norme di vita, diverse e possibilmente migliori.

La malattia è un’interruzione del nostro vivere, mai come in questi giorni. Arriva con la sua forza di rottura e separa il tempo in un “prima”, dai tratti più svariati, e in un “adesso”, sofferto e confuso. Lontanissimi dall’idea che possa avere un qualsiasi senso, la viviamo con dolore, disorientamento, rabbia, frustrazione e paura. Non potrebbe essere altrimenti.

Eppure, proprio attraverso la crisi, nei suoi diversi aspetti, la Vita si rimescola e si afferma in modo sempre più complesso e consapevole. La Natura, infatti, spezza lo stato di cose precedente, il vecchio schema, e crea lo spazio per ricrearne un altro più adatto al presente. Il problema, per noi, è che la crisi/malattia ci fa precipitare nel disagio, senza darci suggerimenti diretti e leggibili sui cambiamenti da fare per star bene. E la patologia ci appare tanto più muta ed oscura quanto più è grave, invalidante e mortale.

Rispetto alla polmonite, sappiamo, in generale, che può essere causata da un gran numero di batteri, virus e funghi e favorita da tutto ciò che altera la dinamica del respiro. Oppure anche da stati di malnutrizione o depressione del sistema immunitario. I sintomi principali sono febbre elevata, tosse secca o con catarro, respiro frequente, debolezza e malessere generale.

E’ interessante, però, coglierne il senso. Che cosa vuol dire, da un punto di vista psicosomatico? La polmonite rappresenta lo scoppio di un forte conflitto col mondo esterno, di solito basato sul seguente schema: il soggetto ha dato molto di sé in un ambito su cui ha investito affettivamente ed emotivamente, ma qualcosa è andato storto, non è stato cioè corrisposto oppure riconosciuto, capito e ringraziato e ciò ha prodotto sofferenza e scoraggiamento che però egli nega a se stesso e agli altri. Quando il logorio psicofisico raggiunge la soglia, il polmone manifesta allora una grande tensione interna: la battaglia, difatti, è tra continuare a esprimersi e comunicare ed il ripiegamento e la chiusura dei rapporti. Il muco prodotto in abbondanza negli alveoli della zona colpita riduce così gli scambi gassosi tra sangue e ambiente, come a creare una barriera difensiva che protegga dal contatto ravvicinato con una relazione frustrante.

Il riposo assoluto è indispensabile e va prolungato anche dopo la fase acuta. La passività a cui la polmonite obbliga può perciò essere sfruttata come un’importante pausa per riflettere sulla propria condizione: un’osservazione più attenta, a volte, può rivelare che la nostra vita non stava scorrendo proprio del tutto tranquilla.

A differenza della medicina tradizionale, per la quale un disturbo viene considerato frutto di cause organiche, l’approccio psicosomatico sostiene che una patologia si colleghi direttamente al carattere di un individuo, al suo atteggiamento mentale, alle relazioni che instaura e al rapporto più o meno valido che ha con se stesso e con il proprio mondo emotivo. E la guarigione non rappresenta un ritorno a uno stato precedente di normalità, perché attraverso la malattia si cambia e dopo la guarigione il prima non esiste più. Anzi, guarire significa darsi nuove norme di vita, diverse e possibilmente migliori.

BIBLIOGRAFIA

Dizionario di Medicina Psicosomatica. Edizioni Riza S.p.A. 2012.
V. Caprioglio. Guarire con la psicosomatica. Mondadori Libri S.p.A. 2015.

Articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia