Quando smettiamo di lamentarci, di darci ordini, di sgridarci e giudicarci, la nostra vita può finalmente fiorire.
Oggi voglio parlarvi dell’anima. Non semplice. Ma non potrei immaginare “EmotivaMente” senz’anima. Siamo abituati a conoscere solamente l’accezione mistico-religiosa dell’anima, ignari invece della sua portata più profonda. Difatti, l’anima può diventare la nostra stella polare, a patto di decifrarne i codici, diversi da quelli della ragione. Percepirne la presenza e comprenderne i messaggi rappresenta l’unica via, nella vita, per recuperare l’orientamento perduto.
Anima deriva da ànemos, soffio, vento. Ciò vuol dire che c’è qualcosa dentro di noi che è sottile come il vento. L’anima è il nostro Io più autentico: quello che si emoziona e agisce d’istinto. E che purtroppo, oggigiorno, abbiamo smarrito. Perché la nostra è una cultura prevalentemente di testa, sede elettiva del pensiero e di tutte le attività logico-razionali. Così nella vita ci perdiamo.
L’Io si perde tutte le volte che ci illudiamo di superare qualsiasi ostacolo con il pensiero e la volontà. Però l’anima sa dove andare, come un’ape che cerca la celletta o una lumaca che fa il suo guscio. L’anima è in viaggio, noi siamo sempre in viaggio. Siamo prima di tutto esseri cosmici, che danzano con le stagioni e con il divenire della natura. Siamo come piante che devono fiorire, non target da raggiungere e modelli da imitare. Tanto è vero che c’è una dittatura della superficie, dell’esterno, che ci fa dimenticare l’essenza e le nostre personali propensioni.
E’ proprio quando perdiamo le nostre caratteristiche naturali, quando vogliamo essere più massa che individui, ci ammaliamo. I disturbi non sono altro che segnali d’allarme che il nostro corpo ci lancia per dirci che, ad una vita troppo razionale, sacrifichiamo la parte più istintiva: l’anima, appunto. Ogni disagio è la voce dell’anima inascoltata. Quando abbiamo un problema o quello che noi crediamo essere un problema, dobbiamo semplicemente accoglierlo, senza ostacolarlo. E fare silenzio. Il silenzio guarisce l’anima. E stare nelle cose, così come sono.
Quando smettiamo di lamentarci, di darci ordini, di sgridarci e giudicarci, quando ci affidiamo alle forze primordiali che ci abitano, la nostra vita può finalmente fiorire. Il pensiero amplifica i disagi, il silenzio li cancella. Quello che fino a poco tempo prima sembrava irrisolvibile con i ragionamenti, il silenzio lo disintegra. Solo così possiamo ritrovare noi stessi. Occorre pertanto spostare lo sguardo dall’esterno verso l’interno e ritrovare la propria unicità, ossia l’essere naturale che siamo.
Bibliografia
V. Caprioglio. La via dell’anima. Edizioni Riza S.p.A. 2012
Articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia