Se si vuole realmente modificare la violenza maschile sulle donne, bisognerebbe rivedere non soltanto il concetto di mascolinità, ma tutta la parte creativa, affettiva, emotiva e femminile che un uomo contiene.

Un uomo è veramente grande quando scopre la tenerezza e la dolcezza come valori.

La violenza sulle donne è purtroppo un argomento di scottante attualità. Non passa giorno, infatti, che non si venga a conoscenza di stupri o violenze sulle donne. Ma è violenza, non meno grave, anche quella psicologica, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Denunciare è senz’altro decisivo, ma bisogna anche allontanarsi e stare vicino a persone che possono proteggerci. Oggi l’uomo è alessitimico, cioè ha difficoltà ad esprimere a parole le proprie emozioni. E’ incapace di gestirle nel modo giusto e di rapportarsi con il genere femminile.

Gli uomini che ricorrono alla violenza sulle donne non sono in grado di accettare il rifiuto, sono emotivamente introversi, antisociali, vulnerabili e ossessionati da sentimenti di rabbia. Così lo stupro, per esempio, diventa la scorciatoia per arrivare al sesso senza grossi problemi di coinvolgimento sentimentale. Non fa scoprire se stessi, come si è realmente dentro. Diventa, in sostanza, un modo per sottrarsi allo sguardo e alla critica della donna. Purtroppo, siamo stati abituati dalla nostra cultura, e da molte culture parallele alla nostra, a crescere l’uomo come simbolo di virilità: l’uomo non deve piangere, non deve lasciarsi andare, non deve perdere la testa, deve possedere la donna come oggetto e così via. Tutte tematiche che sono entrate nei codici maschili autoreferenziali. Un uomo, però, può definirsi veramente grande quando scopre la tenerezza e la dolcezza come valori.

Ciò non implica che non ci siano la forza, la durezza e l’aggressività in certi momenti della vita. Le persone sane, infatti, sono persone che perdono la pazienza. Ma è importante che l’uomo riconosca in sé queste componenti tipicamente femminili perché gli uomini hanno il femminile dentro di sé, così come le donne hanno il maschile. Ognuno di noi ha dentro di sé una parte maschile ed una parte femminile: le donne, per natura, presentano più ossitocina, che è l’ormone della maternità e ha a che fare con le capacità relazionali, gli uomini hanno più testosterone. Tutti, seppur in quantità diverse, li abbiamo. In biologia, si evince anche che l’uomo è xy, ossia presenta un cromosoma sessuale femminile ed uno maschile. Quindi l’uomo ha il femminile dentro di sé. Se si vuole realmente modificare la violenza maschile sulle donne, bisognerebbe allora rivedere non soltanto il concetto di mascolinità, ma tutta la parte creativa, affettiva, emotiva e femminile che un uomo contiene. Occorre insegnare a diventare uomini e non a essere semplicemente e istintivamente maschi. Bisogna evitare che si scambi l’essere maschio con la primitività e bisogna sconfiggere l’idea che l’organo maschile sia lo strumento attuativo del potere patriarcale e misogino.

C’è da dire, purtroppo, che il maschilismo è ancora forte. Non è vero che si è indebolito, è solamente più nascosto e sotterraneo. Gli uomini trattano le donne come esseri inferiori perché trattano come essere inferiore la loro parte femminile, che rimanda, come detto, alla loro emotività, alla loro creatività, al loro potere di autorealizzazione nella vita, alla proprie paure e alle proprie fragilità. Fragilità che vengono dunque coperte dalla violenza. La fragilità è, invece, un valore. Si dice che chi ha paura urla, chi non ha paura non urla. In definitiva, sarebbe molto utile insegnare sin dalle scuole, fin da bambini, il rispetto della donna. Ma se gli uomini hanno cura del femminile che hanno dentro di loro, automaticamente avranno cura delle donne.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
https://www.riza.it/raffaele-morelli/attualita/5618/io-sto-con-le-donne-uomini-contro-la-violenza-e-il-femminicidio.html 

Articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia