Un indebolimento della forza vitale che fluisce in noi. Come il sangue penetra con minor forza nei tessuti, così la persona penetra meno la realtà circostante sia dal punto di vista fisico sia da quello psichico.
Il sintomo principale dell’anemia è la debolezza. Vi sono numerose forme, su base genetica, farmacologica, alimentare (carenza di ferro, acido folico e vitamina B12), mestruale, da malattie croniche e debilitanti. In tutti i casi, la parte solida del sangue (il maschile) è ridotta in favore di quella liquida (il femminile), e l’ossigeno, che fa da carburante, è in concentrazione minore a causa di una ridotta quantità di emoglobina. Questa molecola ha al suo centro un atomo di ferro che rappresenta la durezza e l’energia del maschile (di seguito coglieremo il senso). Pertanto, il sangue anemico nutre meno i tessuti, che in tal modo rallentano la loro vitalità.
Ma come interpreta la psicosomatica una malattia che interessa tutta la vitalità del sangue? Come un indebolimento della forza vitale che fluisce in noi. Come il sangue penetra con minor forza nei tessuti, così la persona penetra meno la realtà circostante sia dal punto di vista fisico, per la facile affaticabilità, la lentezza e il pallore, sia da quello psichico, per la minor determinazione, la tendenza depressiva e la facile arrendevolezza.
Spesso l’anemia si associa a un atteggiamento mentale che ha permesso a tali fattori di svolgere la loro azione negativa. Per esempio, un ciclo mestruale abbondante o frequente che non viene curato con fermezza, un’alimentazione carente di alcuni principi nutritivi che non viene corretta o una depressione trascurata fino all’esaurimento organico. La passività dell’anemico si evidenzia pure dal fatto che bisogna aiutarlo a iniziare e mantenere la cura fino al ritrovato benessere.
E’ fondamentale dire che l’analogo psichico dell’anemia è una spiccata componente femminile, caratterizzata da sensibilità, delicatezza e ricettività, a cui si associa una scarsa tendenza al confronto serrato, alla lotta e all’aspetto battagliero dell’esistenza. Questi tipicamente maschili.
La caratteristica principale dell’anemico è, infatti, quella di non avere la forza di affermare fino in fondo la propria identità personale. Un periodo di anemia equivale, quindi, su tutti i piani, a un momento di resa. Chi soffe di anemia dovrebbe perciò sviluppare una maggiore risolutezza. In altri termini, dovrebbe cioè sviluppare la componente maschile della propria personalità, cercando di dar voce alle parti più autonome, volitive e determinate di se stesso.
Ognuno di noi ha dentro di sé una parte femminile ed una parte maschile: nell’anemia vengono messe in gioco, a discapito di quella maschile, simbolicamente più attiva. Un percorso di psicoterapia, specie se ad indirizzo psicosomatico, è molto spesso utile ed efficace.
BIBLIOGRAFIA
Dizionario di Medicina Psicosomatica. Edizioni Riza S.p.A. 2012.
Articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia.