A livello interiore rappresenta la nascita psicologica che può avvenire solo grazie alla presenza e al riconoscimento dell’Altro.
Oggi è la festa della Befana, e convenzionalmente le vacanze natalizie si concludono. La Befana è spesso ritratta con la luna sullo sfondo: di qui nascono i racconti di vere e proprie streghe e dei loro voli a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno. Le streghe portano in sé il bene e il male. Sono infatti gentili, benevole, sono le dee della vegetazione e della fertilità e protettrici delle filatrici, ma nello stesso tempo si dimostrano cattive e spietate contro chi fa del male o è prepotente e violento.
In verità, la parola strega indica una donna saggia, indipendente e forte. Per secoli, le streghe furono le donne che aiutavano nel parto, guarivano i malati e confortavano nel dolore. Sapevano leggere e scrivere, cantavano le canzoni del villaggio e conservavano le memorie del popolo. Essere una strega era dunque un privilegio degli spiriti liberi, dei cuori audaci e soprattutto di donne che percorrevano un cammino spirituale diverso da quello riconosciuto dalla chiesa. Oggi la strega è spesso vista come una donna di altri tempi, ma non ha età e tempo. Gli spiriti liberi trascendono queste definizioni.
La ricerca della conoscenza ci porta a camminare lontano dai percorsi tradizionali e ovvi. Ed è quello che fa una strega. Una strega sa, sia che abbia la conoscenza delle erbe che curano o che cammini per le vie di una città, lei sa. Tale festa è detta anche festa dell’Epifania. Il termine deriva dal greco “epifàneia”, manifestazione, apparizione, venuta. Ricorre, infatti, il momento del Cristo che si manifesta ai Re Magi. Solo la stella cometa guida il loro cammino, affinchè anche loro, re eruditi, colti e sapienti, possano manifestarsi ed essere riconosciuti dal bambino Gesù. Ebbene, l’Epifania a livello interiore rappresenta la nascita psicologica che può avvenire solo grazie alla presenza e al riconoscimento dell’Altro.
Solamente attraverso l’altro, attraverso cioè il contatto con chi è al di fuori di noi che possiamo davvero percepire noi stessi. Il bisogno di riconoscimento si presenta così come un’esigenza fondamentale dell’individuo. Avere un’identità significa non solo riconoscersi nelle azioni che si sono compiute nel corso del tempo o nell’immagine di noi, da noi stessi articolata, ma anche essere riconosciuti in un mondo sociale.
Quindi noi siamo in grado di manifestarci al mondo solo grazie all’altro. Il nostro modo di pensarci e percepirci si fonda, infatti, su due aspetti integranti: uno propriamente personale ed individuale che riguarda il nostro sé inconscio e profondo, e l’altro esterno a noi che riguarda il modo in cui gli altri ci percepiscono e ciò che ci rimandano, mediante un gioco di specchio riflesso. Buona festa!
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI: http://www.isegretidimatilde.com/epifania-psicologica/
http://guidapsicologiadsteck.blogspot.com/2013/01/tradizioni-vecchie-e-nuove-la-befana.html
http://nelnomedellamadre.blogspot.it
Articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia